“Chi mi ha fatto innamorare della metallurgia? I professori che ho incontrato alle superiori. Mi hanno trasmesso la voglia di approfondire la conoscenza di questa disciplina. E pensare che alle medie mi dicevo che sarei andato a lavorare, altro che all’università!” Martino Olioso ne ha fatta di strada da allora e, soprattutto, non ha mai smesso di mettersi alla prova. O di fare esperienza, come dice lui. Ha messo in campo tutta la sua intraprendenza e ogni estate, durante il periodo di studi, ha cercato di fare pratica in qualche azienda.
“La tesi finale della laurea magistrale l’ho realizzata in collaborazione con un’acciaieria dove avevo fatto tirocinio e che avevo contattato personalmente – svela –. Quell’esperienza mi ha permesso di comprendere come funziona il processo produttivo all’interno di un’azienda, partendo da un pezzo di rottame. Più nello specifico, però, mi sono occupato dell’implementazione di un metodo di produzione per gli acciai automatici. Essendo dotati di un elevato contenuto di zolfo, a cui si aggiunge il bismuto che è una lega, richiedono una serie di accortezze perché si possa ottenere un prodotto di qualità”.
Martino, tuttavia, si è fatto riconoscere ancor prima di discutere la tesi. L’occasione è stata offerta dall’Industrial Engineering Day, l’evento del Dipartimento di Ingegneria industriale che fa incontrare studenti e studentesse con le aziende.
“Avevo fatto un colloquio con l’azienda Danieli, la quale mi ha richiamato dopo qualche mese. Ricordo che ero in vacanza. Non ci ho pensato due volte ad accettare. L’ambito era quello che più mi piaceva e così mi sono trasferito da Verona alla provincia di Udine. È due anni che lavoro là come tecnologo di processo”.
Lo sguardo oggi si posa sugli step precedenti la produzione. “Partiamo dalle richieste del cliente per permettergli di produrre esattamente ciò che gli serve – osserva l’ex studente di UniTrento –. Di fatto, mi occupo dei processi di trattamento termico dell’acciaio, in particolare durante la fase di laminazione, quella deputata alla deformazione del materiale. A seconda di come viene svolto il trattamento termico, che vede in gioco fattori come la temperatura, la velocità di raffreddamento o la presenza di elementi in lega, si possono ottenere acciai con caratteristiche e proprietà che ne definiscono il tipo di utilizzo”.
Non ci sono solo lo studio e la progettazione. Il rapporto con il cliente è ben stretto e così, appena l’impianto è montato e pronto per entrare in funzione, Martino spiega agli operatori aziendali come utilizzarlo correttamente. “È gratificante progettare il sistema termico e poi metterlo in funzione regolando i parametri perché sia il più performante possibile”.
Il lavoro, però, non è solo competenza tecnica. Contano pure le soft skills. “Sembra banale, ma il lavoro di gruppo è fondamentale per migliorare il metodo – chiosa –. Essenziale è anche la gestione del tempo: va compreso quali sono le priorità. Ultima ma non ultima è la capacità di comunicare in modo efficace affinché il messaggio arrivi al meglio al destinatario. È una capacità che non avevo, ma l’esperienza mi sta aiutando ad acquisirla”.