Fin dal giorno delle “porte aperte” dell’Università, Virginia Caldara aveva intuito che il mondo della scienza dei materiali sarebbe stato il percorso giusto per lei. L’interesse è nato durante le prime analisi di laboratorio, semplici esperimenti che le hanno fatto intravedere le potenzialità di questa disciplina. “Durante gli anni di studi mi hanno sempre interessato tutte le metodologie di analisi dei materiali e soprattutto le varie tecnologie di produzione, peró non avrei mai immaginato di intraprendere la carriera che alla fine ho deciso di fare. Sono sempre stata indecisa sul mio futuro lavorativo, c’erano molti ambiti lavorativi a cui poter avvicinarsi ma anche paura nel capire come adeguare le mie conoscenze teoriche alle richieste pratiche delle aziende.”
La tesi e l’esperienza internazionale
La svolta è arrivata con la tesi di laurea, occasione che le ha permesso di misurarsi con un contesto nuovo e internazionale. Ha scelto di collaborare con una multinazionale italiana nella sede estera, entrando in contatto con il tema del riciclo chimico del nylon e con i processi produttivi collegati. “Per la stesura della mia tesi di laurea ho deciso di collaborare con una multinazionale italiana ma nella sede estera, per due motivi principali: il primo, per poter sperimentare un ambiente completamente diverso da quello universitario ed avvicinarmi di più al mondo del lavoro ed in secondo luogo per provare un’esperienza al di fuori dell’Italia. L’azienda in questione si occupa di riciclo chimico del Nylon e produzione di filato; la tesi era volta a identificare ed analizzare le varie impurezze derivanti dalla depolimerizzazione nei vari reattori in modo da ottimizzare il processo di polimerizzazione.”
Dal mondo accademico alla realtà aziendale
Il passaggio dal contesto universitario alla realtà aziendale è stato per Virginia impegnativo ma altamente formativo. L’ingresso nel mondo del lavoro ha portato con sé problemi complessi, tempi serrati e la necessità di prendere decisioni rapide, facendole imparare a fare i conti con l’urgenza delle decisioni e la necessità di adattarsi: “Nella realtà aziendale i problemi sono più complessi, ambigui e urgenti, non esistono soluzioni perfette e conta molto la rapidità decisionale e la capacità di adattamento. All´inizio ci si sente frustrati, poco preparati e utili, ma alla fine si vede che l’apprendimento continua ogni giorno: si impara dai colleghi, dagli errori e dai processi.”
Il ruolo di Supplier Quality Engineer
Dopo la laurea, il suo percorso professionale si è sviluppato nell’ambito automotive. Oggi lavora come Supplier Quality Engineer (SQE) per Tesla, dopo un’esperienza analoga in un’altra azienda del settore.
“Un SQE si occupa di gestire i fornitori, di industrializzare con loro i componenti, partendo dal design degli stessi fino alla messa in produzione, garantendo che tutti questi materiali soddisfino gli standard qualitativi richiesti. È un lavoro che mi soddisfa ogni giorno poiché permette innanzitutto di conoscere sempre nuovi prodotti e nuove tecnologie e perché permette di interfacciarsi con diversi ruoli, dal design e dal manufacturing, agli acquisti e al project management.”
Le sfide quotidiane nell’automotive
Le responsabilità, però, non mancano. I ritmi serrati della produzione e i problemi legati alla qualità dei fornitori richiedono prontezza, organizzazione e resilienza: “Le sfide e le difficoltà sono all´ordine del giorno” ci racconta, “il rispetto delle tempistiche molto strette per la messa in produzione di un nuovo prodotto o i problemi quotidiani di non conformità dei fornitori, per i quali bisogna investigare rapidamente le cause alla radice, sono sicuramente i due punti principali da sottolineare, poiché la pressione interna della linea di produzione è alta e costante. Sicuramente è un ruolo che richiede resilienza, pensiero rapido e ottime capacità organizzative.”
Innovazione e futuro del settore
Per Virginia, lavorare in un’azienda come Tesla significa essere immersa ogni giorno in un ambiente che vive di innovazione continua. Ed è proprio questo aspetto a motivarla di più: “Il settore automotive è certamente un settore che affronta giornalmente sfide di innovazione e sono grata di lavorare in un’azienda all’avanguardia come Tesla, che si può sicuramente affermare come leader dell’innovazione. Mi affascina molto pensare che un giorno le automobili non saranno solamente meccanica e motori ma veri e propri computer capaci di portarci ovunque vogliamo senza sforzi; il sistema di guida autonoma è certamente un’innovazione che rivoluzionerà il modo di vivere.”
Competenze tecniche e soft skills
Nel suo ruolo, la preparazione tecnica è imprescindibile, ma da sola non basta. Nel tempo Virginia ha imparato a dare sempre più importanza anche alle competenze trasversali, in particolare alla comunicazione, per adattarsi a tutti gli interlocutori. “Sicuramente bisogna avere una buona base tecnica per comprendere e risolvere i problemi di ogni giorno, ma è fondamentale saper spiegare i concetti tecnici in modo chiaro a tutto il team. Nel mio ruolo è molto importante la comunicazione chiara e diretta e la capacità organizzativa: molto spesso i problemi sono simultanei ed è importante tenere traccia di tutte le fasi del progetto, delle persone responsabili e delle relative tempistiche.
Sono sempre stata una persona molto precisa ed organizzata, quindi per me l’ostacolo piú grande è stato sviluppare delle buoni capacitá comunicative: la cosa fondamentale che ho imparato è che bisogna adattare il linguaggio all’interlocutore; con un tecnico si puó entrare nel dettaglio, con un manager invece bisogna comunicare impatti, rischi, stato di avanzamento.”
Ai giovani che si affacciano a questo settore, Virginia lascia un consiglio semplice ma essenziale: coltivare la curiosità e non avere paura di sbagliare: “Solo facendo domande e non avendo paura di sbagliare si puó imparare. Penso che oltre alle doti tecniche, le capacità organizzative e comunicative siano due punti fondamentali per migliorare in fretta ogni giorno e affrontare sfide giornaliere sotto pressione.”
Conclude con una speranza per il futuro: “mi auguro che sia sempre dinamico: spero di poter sempre lavorare in aziende che investono in innovazione, di essere parte di progetti di trasformazione, e di apprendere continuamente, anche fuori dalla zona di comfort.”