“Avevo sei anni quando ho visto per la prima volta Short Circuit, il film di John Badham. Raccontava la storia di un robottino che in seguito ad un guasto prendeva vita e andava in giro a scoprire il mondo. Da allora ho sempre pensato che mi sarebbe davvero piaciuto occuparmi di robotica. Ovviamente al tempo ero solo un bambino, ma mi fa sorridere il fatto che, sebbene abbia scoperto quanto sia complicato costruire un robot, il mio fascino per la robotica non sia mai cambiato. Non potevo immaginare che, anni dopo, avrei lavorato per dar vita davvero a macchine simili.”
Cresciuto con la passione per i robot intelligenti e con i Lego sempre tra le mani, Nicola oggi è uno degli ingegneri di Agile Robots, azienda specializzata nello sviluppo di manipolatori industriali.
“Ho sempre pensato di potermi reputare fortunato. Quella fascinazione per la robotica non è mai cambiata. Anche quando ho scoperto quanto fosse complicato costruire un robot, il desiderio di farlo non mi ha mai abbandonato.”
A differenza di molti, l’università per Nicola non è stato il momento della rivelazione, ma una tappa importante di un percorso già tracciato.
“Diciamo che questa cosa è partita da molto più lontano. Certo, ho avuto professori che mi hanno ispirato, e l’università mi ha dato gli strumenti per definire meglio ciò che da sempre desideravo raggiungere.”
Dopo il dottorato, Nicola si è unito al team di Agile Robots. Ha iniziato nel dipartimento di ricerca e sviluppo, occupandosi dell’automatizzazione delle procedure di acquisizione dei dati e degli algoritmi di ottimizzazione numerica per l’ottimizzazione dei modelli cinematici e dinamici, o più in generale, della calibrazione dei robot. “Poi sono passato al team Dynamics and Control, dove mi occupo dello sviluppo del sistema di controllo del robot e a partire dalla lettura dei sensori pianifico le traiettorie e il segnale da mandare ai driver/motori per i movimenti di base.”
Ad oggi il suo ruolo si è ampliato. Accanto al lavoro tecnico, Nicola è anche Product Owner del team Motion and Control, con responsabilità gestionali nei progetti più innovativi dell’azienda. Un’evoluzione naturale, segnata da nuove sfide e nuove soddisfazioni. “La parte che più mi appassiona è durante le fasi di test. Personalmente sono affascinato nel rivedere le equazioni matematiche e le righe di codice prendere vita sotto forma dei movimenti rapidi e precisi dei robot che sviluppiamo.”
Il lavoro però non è solo entusiasmo e innovazione. Le difficoltà, racconta Nicola, si presentano su due livelli.
“Da una parte c’è la sfida di far lavorare insieme decine di ingegneri sullo stesso prodotto. Dall’altra, quella più tecnica: i bug che si manifestano solo in condizioni reali e ai limiti del modello matematico. Sebbene la procedura di test sia meticolosa e strutturata, a volte un errore imprevisto riesce a trapassare le maglie di controllo ed è come cercare un ago in un pagliaio. Questi errori sono spesso difficili da trovare e ricreare. In ogni caso, in seguito ad un’evoluzione insolita dei processi programmati, piano piano si procede al contrario alla ricerca della fonte di errore. Spesso questo processo è lungo, e richiede pazienza e una non trascurabile capacità di astrazione matematica per poter ricostruire quanto successo.”
L’innovazione è il cuore pulsante del settore in cui lavora.
“L’intelligenza artificiale ha aperto le porte a una nuova rivoluzione industriale. I robot non saranno solo in fabbrica: ci affiancheranno nella vita quotidiana, in compiti ripetitivi o pericolosi. In particolare, sono affascinato dall’evento degli umanoidi e in generale, la capacità di dare un corpo e interagire con un programma che prima operava solo in un mondo virtuale.”
Innovare comporta anche interrogarsi sui limiti e le responsabilità.
“La vera sfida etica è non dimenticare che questi strumenti nascono per aiutarci. Non devono sostituirci, ma proteggerci, alleggerirci. Come ogni invenzione, tutto dipende da come viene usata. È lo spirito critico che fa la differenza. Non è la tecnologia a fare danni, è l’utilizzo che ne facciamo.”
Guardando al futuro, Nicola vede nella robotica medica e nelle applicazioni in ambienti estremi due ambiti chiave di sviluppo: “Penso alla chirurgia robotica, dove la precisione supera le capacità umane, ma anche ai robot usati per le ispezioni in impianti pericolosi. Meglio rischiare un robot che un essere umano.”
Alla base di tutto, però, resta la preparazione tecnica.
“Una solida conoscenza dei linguaggi di programmazione (principalmente C++ e Python), di modellazione matematica e dell’analisi delle strutture meccatroniche è imprescindibile. Ma in parallelo anche la pazienza, la capacità di lavorare in team e la gestione del tempo sono fondamentali. In previsione di consegne o di eventi speciali queste skill e in generale, sapere quando e dove agire per dare il proprio contributo, risultano tanto importanti quanto le competenze tecniche.”
Non tutto, però, è stato immediato. “Venendo da ingegneria industriale, una solida competenza nei linguaggi di programmazione era il mio tallone d’Achille. Ma con le conoscenze di base un po’ di pazienza e un po’ di lavoro a casa, piano piano sono riuscito a farla mia.”
Agli studenti che vogliono avvicinarsi al mondo della robotica, Nicola lancia un messaggio chiaro:
“La curiosità fa tutta la differenza. È quella che ti spinge ad andare a fondo, a non accontentarti. Anche nelle materie più ostiche, come l’analisi o la meccanica strutturale, c’è una bellezza nascosta. Quando inizi a padroneggiare questi strumenti, ti accorgi che anche la matematica può diventare qualcosa di personale. Come un’estensione della tua creatività.”
Oggi, Nicola guarda al futuro con entusiasmo. “Mi auguro che questo momento di crescita, innovazione e fermento continui, in modo da creare una robotica in grado di migliorare le condizioni di vita di tutti: nel lavoro, nella salute, nella qualità del tempo che viviamo, e di mantenere la curiosità e la dinamicità che ha avuto fino ad adesso. Ciò che è importante è continuare a essere curiosi. Continuare a costruire.”