Rivista di informazione del Dipartimento di Ingegneria Industriale

Università di Trento

La riciclabilità dei materiali per contenitori: il caso virtuoso del vetro

Negli ultimi due secoli, l’umanità ha vissuto in un’epoca di straordinaria abbondanza di materiali. La nostra capacità di scoprire, estrarre, lavorare e impiegare risorse si è evoluta rapidamente, dando vita a un’economia lineare fondata su un paradigma ormai noto: “prendi – produci – consuma – getta”.

Oggi, però, la pressione esercitata dalla crescita demografica e dal consumo globale, unita alla limitata capacità del pianeta di fornire risorse e smaltire rifiuti, impone un cambio di rotta: dobbiamo passare a un’economia circolare. Una visione più lungimirante, costruita attorno ai principi del “riparare – riutilizzare – riciclare” (le tre R), dove il concetto di circolarità è insieme tecnico, culturale e sociale.

Materiali a confronto: vetro, PET, alluminio e poliaccoppiati

Tra gli oggetti che più influenzano la nostra quotidianità rientrano i contenitori per alimenti e bevande. Analizzarli da una prospettiva di sostenibilità significa valutare le prestazioni tecniche e l’efficienza della filiera del riciclo, l’impatto ambientale complessivo e le tecnologie attualmente disponibili.

  • Il vetro si distingue per la sua resistenza chimica, durabilità e riciclabilità quasi infinita. Pur essendo fragile e più pesante rispetto ad altri materiali, beneficia di una rete di raccolta monomateriale altamente efficiente. Il vetro raccolto viene trasformato in materia prima seconda di alta qualità, riducendo al minimo gli scarti e consentendo la produzione di nuovi contenitori con un impatto ambientale molto contenuto.
  • Il PET (polietilentereftalato) è leggero, resistente e ampiamente diffuso, ma la sua riciclabilità è più complessa. Viene raccolto insieme ad altri polimeri e necessita di una fase di separazione. Il riciclo meccanico può compromettere la qualità del materiale, mentre quello chimico, pur promettente, ha rese ancora limitate.
  • L’alluminio, utilizzato principalmente per lattine, è facilmente separabile e riciclabile. Tuttavia, fenomeni di ossidazione durante l’uso o la rifusione possono ridurne l’efficienza, rappresentando un punto critico nella catena del riutilizzo.
  • I materiali poliaccoppiati o multistrato, come quelli dei contenitori in tetra pak, offrono leggerezza e praticità, ma pongono seri ostacoli al riciclo. Composti da più strati (carta, plastica, alluminio, adesivi), permettono il recupero solo della parte cellulosica, con una significativa perdita di materiale utile.

Il vetro in un’ottica di economia circolare

Se si considerano insieme prestazioni funzionali, impronta ambientale e maturità delle tecnologie di riciclo, il vetro emerge come uno dei materiali più virtuosi. La sua capacità di essere riciclato all’infinito senza perdita di qualità, unita a una filiera industriale consolidata, lo rende un esempio emblematico di materiale circolare.

Dal punto di vista ambientale, il vetro richiede meno energia per la produzione (circa 11 MJ/kg), produce meno CO₂ (0,8 kg/kg) e utilizza quantità d’acqua molto contenute rispetto ad altri materiali per imballaggio, come alluminio, PET o multistrato. Anche in fase di riciclo mantiene performance eccellenti, con consumi energetici e impatti ambientali inferiori rispetto ai concorrenti. La densità più elevata resta uno dei pochi punti critici, ma può essere affrontata lavorando sul design e sull’ottimizzazione dei profili dei contenitori, così da ridurne il peso senza comprometterne la resistenza.

Il vetro si presta anche alle tre R della sostenibilità, forse più di qualunque altro materiale per imballaggio. Alcuni produttori adottano già sistemi di riutilizzo, con bottiglie che vengono lavate, sanificate e reimmesse in circolo molte volte. Tuttavia, il riuso può portare a un progressivo deterioramento estetico e meccanico: un’area ancora da esplorare è la riparazione, ad esempio con trattamenti superficiali per ripristinare lo stato originale delle bottiglie danneggiate, un’opportunità che le vetrerie potrebbero cogliere con adeguati investimenti in ricerca e tecnologia.

Non da ultimo, il sistema italiano di raccolta e lavorazione del rottame di vetro – il cosiddetto cullet – è oggi efficiente e maturo. La qualità del vetro riciclato dipende molto dalla fase di conferimento e cernita, dove è fondamentale l’assenza di materiali estranei e l’uso di tecnologie avanzate per la selezione e la classificazione. Anche quando il vetro non è più idoneo per nuovi contenitori, può essere impiegato in soluzioni di up-cycling (es. fibre, microsfere, isolanti), mantenendo sempre la possibilità di un successivo riciclo senza degrado.

Con tassi di riciclo che in Italia e in Europa superano l’80%, il vetro rappresenta oggi una scelta strategica per la transizione verso modelli produttivi più sostenibili. Restano margini di miglioramento – soprattutto nella riduzione dei pesi e nell’estensione della vita utile dei contenitori – ma il quadro complessivo lo pone saldamente tra i materiali a più alto potenziale per un’economia davvero circolare.

Certo, esistono ancora margini di miglioramento – in particolare per quanto riguarda la riduzione del peso e l’efficienza energetica nei processi produttivi – ma il vetro rappresenta oggi una scelta strategica per la transizione verso modelli produttivi più sostenibili.

Ricerca di:

Vincenzo M. Sglavo
Scienza e tecnologia dei materiali
Vuoi restare aggiornato

Iscriviti alla newsletter di DII News