Rivista di informazione del Dipartimento di Ingegneria Industriale

Università di Trento

Microplastiche, un macroproblema

La questione delle microplastiche nell’ambiente è oggi uno dei temi più discussi a livello scientifico, informativo e normativo, sia a livello nazionale che europeo. Fin dal 1972, quando un articolo pubblicato su Science documentò per la prima volta la loro presenza, si sono moltiplicati i riscontri in diversi ambienti, come acqua, terra e aria, con implicazioni sempre più rilevanti per l’ambiente e la salute.

Cosa sono le microplastiche e da dove provengono?

Il termine “microplastica” fu coniato da Richard Thompson e si riferisce a particelle di plastica con dimensioni inferiori a 5 mm. Questa definizione è stata scelta perché tali particelle sono visibili al microscopio, rendendo necessaria un’osservazione dettagliata per identificarle. Ma da dove provengono queste microplastiche e quali materiali le compongono?

Queste particelle provengono soprattutto dal deterioramento e frammentazione di oggetti di plastica più grandi, a causa di sollecitazioni meccaniche, esposizione alla luce, ossigeno, umidità e altri fattori ambientali. Anche attività quotidiane apparentemente innocue, come il lavaggio dei capi sintetici in lavatrice (in particolare quelli in poliestere PET, ma anche in cotone e lana), rilasciano microfibre, che contribuiscono all’inquinamento ambientale, finendo nelle acque reflue e quindi nei fiumi, nei laghi e nei mari. Esistono filtri specifici per le microfibre, da applicare agli scarichi delle lavatrici, e sarebbe auspicabile promuoverne e incentivarne l’uso per ridurre questo tipo di inquinamento.

Il monitoraggio delle microplastiche: il caso del Lago di Garda

Al Dipartimento di Ingegneria Industriale (DII), sono stati avviati diversi progetti di monitoraggio e raccolta di plastiche e microplastiche. Dal 2018, ad esempio, il DII ha avviato attività sul Lago di Garda, a seguito dell’evento Vaia, con il coinvolgimento delle scuole superiori locali, come il Liceo Maffei di Riva del Garda e la Gardascuola di Arco. Un progetto recente è stato il SeaBin, in collaborazione con la Fraglia della Vela di Riva, LifeGate e Coop Italia, che ha permesso il monitoraggio del materiale galleggiante nel lago. Il SeaBin è un dispositivo dotato di una rete che raccoglie le plastiche galleggianti sulla superficie dell’acqua. Per identificare i polimeri, si utilizzano varie tecniche tra cui l’analisi infrarossa, e grazie alla collaborazione con Riva del Garda Fierecongressi e ITAS Mutua, è stato possibile impiegare uno spettrometro FTIR portatile per indagini in loco. Questo strumento è stato utilizzato anche durante la settimana World Youth Sailing a luglio 2024, nello stand DII-UNITN a Riva del Garda.

Le analisi hanno rivelato la presenza di vari polimeri come il polietilene (PE), il polipropilene (PP) e il polistirene (PS), in particolare polistirolo espanso (EPS). Il monitoraggio sul Lago di Garda, avviato nel 2021, ha evidenziato la presenza sia di macroplastiche sia di microplastiche con dimensioni comprese tra 1 e 3 mm e peso variabile tra 2 e 8 milligrammi, oltre a residui organici di origine vegetale e animale. Questo monitoraggio viene principalmente effettuato durante il periodo estivo.

Microplastiche anche nell’edilizia e nell’agricoltura

Oltre al monitoraggio delle plastiche disperse nel lago, sono state raccolte e analizzate anche plastiche derivanti da settori diversi, come l’edilizia e l’agricoltura. In particolare, sono stati esaminati manufatti come pannelli termici in EPS e poliuretano, frequentemente lasciati nell’ambiente e frammentati, senza un adeguato controllo o smaltimento dei residui. Un altro esempio in agricoltura è l’uso di alcuni manicotti protettivi in polipropilene, che, una volta danneggiati o deteriorati, contribuiscono all’inquinamento ambientale con frammenti di microplastiche. 

Sensibilizzazione e soluzioni: cosa possiamo fare?

Il monitoraggio delle microplastiche, come quello condotto sul Lago di Garda, è fondamentale per quantificare l’inquinamento, ma anche per sensibilizzare la comunità locale sull’importanza di ridurre l’inquinamento da plastica, mentre le attività di raccolta e analisi in ambienti diversi contribuiscono a una comprensione sempre più approfondita di questa problematica. Coinvolgere scuole, università e organizzazioni locali è un passo essenziale per diffondere la conoscenza e promuovere soluzioni concrete, come l’adozione di tecnologie di monitoraggio avanzato e l’implementazione di politiche più efficaci per la gestione dei rifiuti di plastica.

 

Progetto PRIN Plastact

Ricerca di:

Luca Fambri
Scienza e tecnologia dei materiali
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